Ti prego, non morire… [THe iNCIPIT]

Al secondo piano il corridoio è avvolto nel silenzio. L’illuminazione è svogliata, apatica, giallognola, incapace di offrire agli occhi quell’opportunità di messa a fuoco, di esaltazione del dettaglio. Una lampadina tossisce, arranca, non riesce e tenersi in piedi: cade e poi si rialza, cade e poi si rialza, la sua vita sta giungendo al termine. Il suo precario stato di salute, però, rende dinamiche le superfici delle pareti, i giochi d’ombra si divertono ad alternarsi, concedendoci uno spettacolo illusionistico: la maniglia si vede, poi sparisce, la maniglia si vede, poi sparisce, la maniglia ruota su sé stessa, lentamente, poi sparisce, la maniglia ora non c’è più. La porta è aperta. Cigola, si posa leggera sul battente. L’urto è ovattato, un suono timido si alza a malapena a mezz’aria, subito dopo ridiscende a terra, striscia per un paio di metri. Una folata di vento. Silenzio di tomba.
Dall’oscurità una sagoma si manifesta, avanza con portamento pencolante, ma metodico, il suo respiro è graffiato, macabro, si condensa all’interno di una faccia artificiale. Dalla sua gola risale una vocina querula, spezzata. È una cantilena, fa così:

Continua…

Ti prego, non morire…

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