Warandepark [Racconto]

Olimpiadi letterarie (o forse Decathlon) – Qualificazioni

Girone: B
Genere: thriller
Tema: Golconda

WARANDEPARK
(a short story by Jay Baren)

La notte – sibilante e umida – è caduta sui vicoli della città già da un pezzo, portandosi dietro un gelo pungente che alimenta il ticchettio dei denti di chi si attarda, e nutre le brame di piacere degli amanti sotto i coltroni.

Una donna, in camicia da notte, se ne sta allocchita e intorpidita su un ponticello, ad ammirare i ri­stagni dell’acqua che riflettono le luci stinte dei lampioni. È serena, i suoi lineamenti sono rilassati, il suo respiro è lento e armonioso, e sorride al suono dei passi di quell’inusuale promenade.

All’istante un fruscio. Un’ombra scivola minacciosa alle sue spalle. Una mano candida e levigata si allunga lentamente fino a posarsi sulla sua schiena. La donna riconosce quel contatto, lo assapora, lo trattiene, come se fosse l’ultimo. La vestaglia aleggia a mezz’aria, poi risale, fino a ricoprirle il capo. Si stringe attorno al suo collo, sempre più violenta. La lingua violacea si riversa all’esterno della sua bocca, pende, senza vita. Gli occhi fuoriescono dalle orbite, esaltando l’oblio di pupille enormi. Il cuore si placa. L’ultimo sospiro strozzato le lacera la gola, poi scivola giù, nelle fauci del vuoto eterno. La corrente gelida del Sambre la trascina via per sempre.

* * *

Continua…

La posta di Jayderico Boccia #1

Una rubrica per tossicomani, che anche chi è lucido deve leggere
Le risposte alle vostre lettere dello scrittore più amato dalle generazioni
La posta di Jayderico Boccia

“Ho paura, lo amo, ma è un vagabondo e non ha la più pallida idea di cosa sia Frontline.”

È successo un paio di mesi fa, io ero in giardino ad annusare la popò del giorno prima e a rincorrere le farfalline (un paio le ho anche ingoiate), quando ad un tratto lui sbuca dallo steccato, che ha una paio di stecche rotte giù all’angolo del giardino, ma i miei non lo sanno perché sono coperte dalla siepe. Appena mi vede inizia a sbavare e a roteare su se stesso, non so per quale motivo non sia scappata subito in casa, forse mi sentivo attratta dai suoi modi rozzi e selvaggi, sta di fatto che dopo un po’, stanca di quel suo ridicolo rito di corteggiamento, gli salto addosso. Lui mi penetra e rimaniamo attaccati per parecchio tempo, quello che ho provato in quel momento non si può descrivere, è stata un’esperienza nuova per me, mai provata prima. Da allora ogni 3 giorni viene, mi possiede rudemente e una volta che ha finito i suoi porci comodi si dilegua, perché è un vagabondo del ca… Scusi sig. Boccia. Un paio di settimane fa inizio a sentire un gran prurito, non potevo fare a meno di grattarmi. I miei mi prendono e di peso mi trascinano dal dottore. Questo coglione, che mi ha visitato anche sotto, gli ha detto che ho le pulci, le zecche, e che sono pure incinta. Adesso i miei mi hanno rinchiuso in casa, non posso più uscire. La prego Boccia mi aiuti, io lo amo, lo amo da impazzire, ma come faccio a dirlo ai miei se ogni volta che apro bocca mi dicono: vai a cuccia?

Lilli (da Portland)

Vedi cara Lilli, il problema non è tanto il fatto che tu lo ami, perché amare in primis significa soffrire in silenzio e con la coda tra le zampe, il vero problema è che tu sei convinta di essere innamorata di uno che da te vuole solo una cosa, e tu sai benissimo cosa. Come fai a fidarti di un giovanotto del genere? Per giunta anche più sozzo di te e addirittura senza pedigree. Poi lui oltre a te ne avrà molte altre e sicuramente non riconoscerà mai i vostri cuccioli. I tuoi hanno ragione perché si preoccupano di te ed è già tanto che non gli hanno sparato. Fidati, perché io ho a che fare tutti giorni con storie del genere e la maggior parte finisce quasi sempre ogni tanto in tragedia. Ragion per cui cara Lilli, dimenticalo e pensa ai tuoi figli adesso. Ma se proprio senti di non poter stare senza di lui, se proprio avverti questo fuoco scorrerti nelle crocchette, allora devi fare qualcosa. Fai a pezzi la tappezzeria del divano, graffia il parquet, rovescia tutto quello che incontri sul tuo cammino, fai la pipì nel bicchiere dove la nonna tiene la dentiera, mordi le caviglie dei tuoi, e se anche così non dovesse bastare, butta giù il televisore dal terzo piano. Vedrai che ti sbatteranno fuori a calci e solo allora potrai riceverlo nuovamente nel tuo ventre caldo. Però mi raccomando, questa volta, non dico tanto per i contraccettivi, ma almeno fai una bella scorta di antipulci.

J. Boccia

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Jay Baren intervista Vincenzo Borriello | minimEE

Entriamo nel personale. I lettori vorrebbero conoscerti meglio, dacci un breve assaggio di te stesso.

Ciao Jay. Innanzitutto grazie per l’intervista. Parlare di me è la cosa più difficile che mi si possa chiedere ma proverò a farlo cercando di non essere banale. Mi ritengo una persona anticonformista, decisa a difendere le sue idee a spada tratta. Caparbio. Quando mi pongo un obiettivo, posso anche fallire ma star pur certo che avrò provato in tutti i modi a perseguirlo. Anticlericale convinto, figlio di Bakunin e ammiratore di Che Guevara, ho una passione sfrenata per l’heavy metal: la ascolto, la suono e la mangio.

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When J. came to play – Il secondo avvento

Forse è arrivato il tanto atteso salto quantico. “WHEN J. CAME TO PLAY“, tra qualche mese, sarà disponibile nelle migliori librerie del pianeta, grazie all’opera munifica dell’editore Arpeggio Libero e allo spirito libertario e combattivo di un grande uomo, mio amico. Furio Thot. E non lo dico di certo per piaggeria, ma perché se in questa valle di lacrime ci fossero più uomini come lui, si sorriderebbe di più.

When J. came to play - Arpeggio LiberoVorrei fare delle brevi considerazioni in merito. Questa splendida notizia arriva a ridosso di un evento doloroso. La settimana scorsa è venuto a mancare un mio carissimo amico, forse uno dei pochi che, oltre all’accezione, ne merita a pieno il titolo. È stato il primo, nella sfera delle amicizie, ad avere acquistato e letto il romanzo auto pubblicato sul sito ilmiolibro.
Avrei voluto scrivere qualcosa a riguardo, magari sul sito dell’Associazione, ma avevo le dita troppo consumate dal dolore per farlo. Tuttavia, in questi momenti di fragilità spirituale, spesso si fanno i conti con le proprie sensazioni. Si rimettono in gioco radicate credenze, e nonostante ci si sforzi di mantenere un profilo basso, per non lasciarsi ottundere dalla sofferenza, alcuni incastri, ritenuti visionari, d’un tratto trovano la loro perfetta collocazione nell’ordine delle cose.

Mi domando sovente quanto probabili siano le intrusioni e gli interventi in questo mondo, da parte di forze che operano di concerto nell’altra dimensione. I fili sono invisibili, è vero, ma pare proprio che in alcuni casi essi siano più tangibili che mai.

Che in questa storia ci sia lo zampino di mia sorella e di Giuseppe? Beh, considerate le circostanze, sono liberissimo di crederlo. E non per un mero fattore di necessità, ma per un’inevitabile unione di puntini. D’altronde ho sempre sospettato che in realtà i sogni, non fossero solo e semplicemente sogni.

VaS: quell’email che non doveva esserci! | minimEE

Vas è un principio attivo in continua metamorfosi. Può passare dalla goliardia a tematiche seriose e imbronciate (forse). Quest’oggi vuole indossare gli abiti del post collettivo.

Vi è mai capitato di aprire la vostra casella di posta elettronica e ritrovarvi davanti un messaggio che non vi riguarda? Non è una mail spammosa, lo si capisce da tanti fattori, principalmente dal fatto che non ha un’anima promozionale, ma semplicemente è arrivata a voi per errore. Perché il mittente ha commesso quel refuso galeotto.

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