Fedora: xfce-weather-plugin “No data”

Chi utilizza la Spin XFCE di Fedora si sarà accorto che il plugin per l’aggiornamento meteo (nella fattispecie: xfce-weather-plugin) una volta piazzato sul pannello ci mostra un inespressivo “No data”. Il bug (ma non è un bug) è da imputare al cambio di licenza (da open a proprietaria) del feed XML incluso nel plugin. Allora, siccome quelli di Fedora sono soliti ripetere: non dò la mano ai sbirri, u capisti? (cit.) quando le forze del male iniziano a prendere il sopravvento, hanno pensato bene di lasciare il mondo come si trova e aspettare che sia il team di XFCE a prendere una decisione sulla suddetta questione.

Se vogliamo defibrillare e rianimare il plugin, molto comodo per i kitesurfer, basta digitare nel terminale una paio di minchiate:

$ su -
# cd /usr/libexec/xfce4/panel-plugins
# sed -i 's/3c4cd39ee5dec84f/4128909340a9b2fc/; s/1121946239/1003666583/' xfce4-weather-plugin

Fatto,  adesso il nostro beneamato tornerà sobrio come un prete la domenica (cit.).

Xfce Weather Plugin

olà

fontefonte

Wiimote su Arch Linux

A volte ci può capitare la necessità di avere un telecomando per governare il pc a distanza. Questo può dipendere da svariati motivi, io, ad esempio, ho la scrivania con il pc proprio davanti al letto e non di rado, quando sono sotto le coperte, avverto l’esigenza di sfogliare pagine in internet o di avviare la visione del filmettino scaricato anzitempo. Come sopperire allora a tale mancanza? Se abbiamo a disposizione un Wiimote siamo già a buon punto.

COSA CI SERVE.

1) Wiimote
2) Bluetooth (se il vostro pc ne è sprovvisto basta acquistare a pochi euro un adattatore BT)
3) Installare Cwiid (il programmino che permette di interfacciare il nostro PC al Wiimote)

Bene. Procediamo all’installazione di Cwiid. Su Arch Linux niente di più semplice.

$ su
inseriamo la password
# pacman -Sy cwiid

Procediamo ora con il caricamento del modulo uinput.

# modprobe uinput

Per far si che sia caricato all’avvio del sistema apriamo il file /etc/rc.conf e inseriamolo in MODULES. Es: MODULES=(input).
Perfetto. Adesso premiamo contemporaneamente il pulsante 1 e 2 sul nostro Wiimote e diamo, via terminale, questo comando:

$ hcitool scan

questo sarà il risultato:

Scanning …
<MAC address> Nintendo RVL-CNT-01

Per mettere in funzione il nostro Wiimote daremo nel terminale questo input:

$ wminput -w

Premiamo contemporaneamente i tasti 1 e 2 e avremo finalmente il controllo a distanza del nostro PC.

ULTIMI RITOCCHI.

/etc/cwiid/wminput/buttons

Per una gestione a nostra immagine e somiglianza del nostro Wiimote dobbiamo editare il file di configurazione /etc/cwiid/wminput/buttons. Nel mio caso ho modificato soltanto i valori:

Wiimote.1 = KEY_PROG1
Wiimote.2 = KEY_PROG2

sostituendo le chiavi PROG1 con VOLUMEUP e PROG2 con VOLUMEDOWN. Rendendolo come segue:

Wiimote.1 = KEY_VOLUMEUP
Wiimote.2 = KEY_VOLUMEDOWN

questi valori permettono di aumentare a diminuire il volume premendo rispettivamente i tasti 1 e 2.

PROBLEMI NOTI.

È molto probabile che al momento in cui andrete a dare il comando wminput -w il terminale si ostini a ripetervi che il modulo uinput non è stato caricato. Ovviamente sta dicendo cazzate senza rendersene conto. Possiamo risolvere il problema dando il comando di cui prima con i privilegi di amministrazione (sudo) oppure, se vogliamo una cosa fatta a mestiere, procediamo come segue:

creiamo un nuovo file in /etc/udev/rules.d/, come lo chiameremo non sarà importante quello che conta è che abbia l’estensione .rules. Io l’ho chiamato wiimote.rules:

# touch /etc/udev/roules.d/wiimote.rules

e inseriamo al suo interno la seguente istruzione: KERNEL==”uinput”, GROUP=”wheel”, MODE:=”0660″

# nano /etc/udev/roules.d/wiimote.rules

facciamo copia dell’istruzione al piano di sopra e incolliamola nel terminale con (shift+ctrl+v). Ora salviamo con (ctrl+o) e usciamo con (ctrl+x).
Riavviamo e tutto avrà di nuovo un senso.

SUPER CHICCA.

Anziché avviare wmiput con la variabile (-w) avviamolo con la variabile (-d):

$ wminput -d

in questo modo lo avvieremo come modulo e potremo disattivarlo semplicemente premendo il pulsante di spegnimento sul nostro Wiimote. Per riattivarlo nuovamente basterà premere contemporaneamente i tasti 1 e 2. Così facendo avremo un notevole risparmio energetico sulle batterie. Provare per credere.

À bientôt!

ALTRE DISTRO.

Il discorso rimane pressoché identico. Almeno credo! (IN AGGIORNAMENTO…)

PS: Stallman ha ragione. Un nemico è sempre un nemico anche quando muore. È stato così per Hitler e sarà così per tutti.

Sull’aratro Open Source

Il femore tecnologico

Spesso ci si chiede se la tecnologia sia sempre cosa saggia e buona. In effetti lo è. La tecnologia è sempre cosa saggia e buona. Ciò che lo è di meno è l’uso che di tale tecnologia si fa. Prendiamo il vino ad esempio, è una biotecnologia che permette la conservazione dell’uva. Il vino è buono, il suo sapore è accattivante, il suo profumo risveglia i sensi, i greci lo consideravano il sangue della terra, ma se perdiamo il controllo su di esso lo stato delle cose si capovolgerà e sarà il vino a controllarci. Bastano un paio di bottiglie di vino al giorno per renderne schiavo il singolo, che rimarrà comunque schiavitù limitata a se stessa. Ma se vogliamo assistere alla schiavizzazione di un intero popolo allora bisogna spingersi oltre: la tecnologia, dalle sembianze tanto utili e innocue, deve cadere nelle mani sbagliate. Realizzato questo presupposto il popolo sarà sottomesso a tempo indeterminato.

Alcuni sociologi imputano all’aratro il matrix precursore dell’odierno imperialismo capitalista, tralasciando furbescamente l’ingrediente essenziale che ha permesso l’immondo scenario attuale: l’avidità.
L’aratro permise di velocizzare il lavoro nei campi e di conseguenza consentì l’accumulo di scorte che via via divennero il fiore all’occhiello dell’attuale sistema economico mondiale. Ma non fu tanto l’eccedenza del bene prodotto a modificare le dinamiche economiche di quei tempi (progredite fino a oggi) quanto il fatto che quel tipo di tecnologia fosse essenzialmente chiusa; blindata; closed source. Questo aspetto fondamentale permise a una ristretta elìte di monitorarne gli accessi e di creare le condizioni affinché i pochi controllassero i molti.
Immaginiamo per un istante se il codice sorgente dell’aratro fosse stato aperto (open source) e accessibile a tutti i contadini dell’epoca. Ne avrebbero migliorato lo sviluppo e la distribuzione, ognuno di loro se ne sarebbe potuto permettere uno, in quanto parte integrante ed edificante di quel processo evolutivo, di conseguenza non sarebbero esistite eccedenze tali da permettere al singolo lo strapotere e il monopolio finanziario che attivò la sottomissione del popolo. La produzione sarebbe stata equa e distribuita in modo altrettanto onesta. In parole povere se l’aratro fosse stato open source oggi non sarebbe esistita di certo la Monsanto che a tutti i costi vuole ingozzarci di sementi transgeniche.

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