Ìpsilonéèrre [Racconto]

Racconto.
Olimpiade letteraria (o Decathlon): racconto fuori gara
Genere: Chick lit
Tema: Pat è una giovane copywriter di successo, approdata dopo una brillante carriera presso una famosa agenzia pubblicitaria di Londra, incontra Will, un aitante caporeparto con il quale instaura una intensa relazione sentimentale che la conduce ad accettare l’inaspettata proposta di matrimonio del giovane. Dopo mesi di preparativi e aiutata dalla sua più cara amica e collega Sell…

Ìpsilonéèrre

Il fantasma del Natale passato [THe iNCIPIT]

Inconsapevole certezza

Nevica.
La neve mi piace più della pioggia. Ha un carattere meno ostinato, poco risoluto, non cade sempre in perpendicolare, spesso si lascia trasportare dal vento. E poi non ti bagna subito, lei si accumula sulle spalle, e volendo ti lascia tutto il tempo per scrollartela di dosso. La neve non è come la nostalgia. La nostalgia non te la scrolli di dosso in nessun modo. Si alligna all’interno del tuo cuore e non si schioda più.
Tra il camino e l’albero di Natale ci sono due passi, esattamente i passi che servono alla nostalgia per raggiungerti. Io a Natale ho sempre scartato i regali davanti al camino, con il fuoco acceso, da quando avevo tre anni. Per me un regalo di Natale perde la sua identità se non lo si scarta davanti al camino. Ma quest’anno non scarterò regali, anche se ce n’è uno che mi aspetta, perché i regali sono come il seitan, sono solo un’illusione, e io ho perso il piacere dell’illusione.

Continua…

Istantanea - 20112013 - 01:32:44

Ti prego, non morire… [THe iNCIPIT]

Al secondo piano il corridoio è avvolto nel silenzio. L’illuminazione è svogliata, apatica, giallognola, incapace di offrire agli occhi quell’opportunità di messa a fuoco, di esaltazione del dettaglio. Una lampadina tossisce, arranca, non riesce e tenersi in piedi: cade e poi si rialza, cade e poi si rialza, la sua vita sta giungendo al termine. Il suo precario stato di salute, però, rende dinamiche le superfici delle pareti, i giochi d’ombra si divertono ad alternarsi, concedendoci uno spettacolo illusionistico: la maniglia si vede, poi sparisce, la maniglia si vede, poi sparisce, la maniglia ruota su sé stessa, lentamente, poi sparisce, la maniglia ora non c’è più. La porta è aperta. Cigola, si posa leggera sul battente. L’urto è ovattato, un suono timido si alza a malapena a mezz’aria, subito dopo ridiscende a terra, striscia per un paio di metri. Una folata di vento. Silenzio di tomba.
Dall’oscurità una sagoma si manifesta, avanza con portamento pencolante, ma metodico, il suo respiro è graffiato, macabro, si condensa all’interno di una faccia artificiale. Dalla sua gola risale una vocina querula, spezzata. È una cantilena, fa così:

Continua…

Ti prego, non morire…

Messa a fuoco [THe iNCIPIT]

L’uomo attraversa la porta a vento della centrale di polizia (scientifica) come un’entità impalpabile, si sofferma sulla soglia, solleva lo sguardo al cielo: l’imbrunire ha iniziato a inghiottire gli ultimi resti di luce, il tempo di una Salutatio Angelica e l’oscurità divorerà per l’ennesima volta le sicurezze del genere umano. Scende lentamente i gradini, si arresta di nuovo: pungenti refoli gli graffiano il viso ispido. S’illude di poterli stemperare con un paio di sorsi di Mescal, ingollati dalla fiaschetta in acciaio inox estratta dalla tasca interna dello Schott di pelle suina. Si alza il bavero del giubbotto, poi s’incammina.
La notte è molto meticolosa nel ricordare al suo stato d’animo che il giorno si rende meno complice dell’orrore: non lo lavi via tanto facilmente sotto i raggi del sole. Nella sua mente le immagini si susseguono velocemente: diapositive di morte in randomica successione. Ma fra tutte, una lo perseguita…

Continua…

Uno, due, tre...

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